I concetti di efficacia ed efficienza sono termini il cui significato spesso viene sovrapposto, quasi fossero sinonimi.

In realtà descrivono concetti molto distinguibili, soprattutto in ambito industriale: l’effectiveness è piuttosto noto a chi ha la responsabilità delle performance di uno stabilimento e quindi avrà probabilmente familiarità con uno strumento come l’OEE, ovvero l’Overall Equipment Effectiveness, dove l’effectiveness descrive l’efficacia della performance.

L’efficiency si riferisce invece a quante risorse consuma (in termini energetici, umani, organizzativi, ecc..) un certo processo.

Oggi giorno questi due concetti sono strettamente correlati tra loro. L’era attuale, del digitale e del green, ha finito per legarli a doppio filo:

Il digitale ha l’obiettivo di rendere tutto più efficace; l’obiettivo del green è far sì che questa efficacia sia anche efficiente: è la sfida del nostro tempo.

 

Generare un processo che sia solo efficace e poco efficiente, oggi sarebbe un processo destinato a fallire. Di un processo che fosse solo efficiente e poco efficace, credo che non ci sia nemmeno bisogno di parlarne.

La digital trasformation, in questo senso, rappresenta un investimento strategico in quanto è veramente difficile oggi poter essere efficaci ed efficienti in altro modo.
Si tratta di una trasformazione che sta ricevendo da più parti grandi incentivi, come per esempio nel PNNR, attraverso fondi studiati per aiutare le aziende ad intraprendere questo percorso.

 

Il digitale al servizio del green?

Il digitale al servizio del green. O potremmo dire, l’efficacia al servizio dell’efficienza.

In che modo il digitale può essere al servizio del green?

La risposta sembra sembra semplice: il meno consumo di supporti cartacei si traduce in un minor utilizzo di alberi; anche gli spazi di archiviazione si riducono; il cloud ha eliminato la necessità di spedizioni; le video call hanno ridotto di molto gli spostamenti fisici delle persone.

Gli esempi possono essere davvero tanti.

Ma questa spiegazione è fin troppo semplice. E le cose troppo semplici, raramente riescono a tradurre la complessità della realtà.

Infatti qualcuno può, a ragione, obiettare che il digitale sia particolarmente energivoro..

 

Il digitale al servizio del green

La migliore risposta a questa osservazione, l’ha fornita il prof. Luciano Floridi nel suo libro “Etica dell’Intelligenza Artificiale”. Secondo Floridi, il problema dell’efficienza, e quindi del green, è un problema serio. In questo momento il digitale NON può essere considerato green, ma costituisce una grande sfida per il futuro.

Il green è un po’ come il pedone che viene sacrificato per la vittoria finale, nella famosa mossa scacchista del “gambit”. Questa perdita, questo “digital gambit” usando l’espressione di Floridi, è proprio il grande consumo energetico che in questo momento della nostra storia, sta stimolando il digitale. Oggi, forse è più giusto dire che sia il green al servizio del digitale..

La sfida è proprio quella di utilizzare il digitale per sviluppare, in tempi rapidi, quelle tecnologie (sempre più intrise di Intelligenza Artificiale) in grado di risultare poi assolutamente sostenibili e quindi green.

Una sorta di medicina amara, ma che poi, alla fine ti salva.

Parlare quindi di digitale e green come concetti connessi e l’uno conseguenza dell’altro, non significa essere “attuali”, non significa vivere “hic et nunc”, ma ragionare con una visione proiettata al futuro.

 

La necessità di una vision.. blue e verde

Quando un anno fa, nel festeggiare i 10 anni di attività, Next ha deciso di ridefinire il proprio logo, ha deciso di esprimere in esso proprio questi due concetti: il digital (il simbolo del prompt e il colore blu) e l’obiettivo della sostenibilità (il verde).

 

Next

 

Ci rendiamo conto che ci troviamo dentro ad un processo, ad un percorso. Ma è un percorso, secondo noi, parecchio affollato. E questo è bene.

Sempre più aziende stanno comprendendo come non ci si possa più sottrarre ad un impegno sempre più concreto nei confronti dell’ambiente.

Contestualmente, ci troviamo a vivere in un’epoca tecnologicamente in fermento, nella quale, negli ultimi anni, la potenza computazionale raggiunta, ha fatto concretamente tornare in auge gli studi e i progetti sull’Intelligenza Artificiale. Negli ultimi 20 anni, l’umanità “ha prodotto” il 95% di tutte le informazioni prodotte da quando ha cominciato a disegnare sulle pareti di una caverna.

Tutto fa pensare ad una crescita sempre più esponenziale.

Abbiamo tutto per poter pensare positivamente, nonostante il pensiero distopico sia sempre dietro l’angolo, incoraggiato dalle recenti sciagure della guerra e della pandemia.
Ma abbiamo tutto per migliorare lo stato delle cose. Serve solo impegno, studio.. e vision.

 

Sostenibilità significa innanzi tutto sopravvivenza

 

Questa frase l’ha pronunciata Ernesto Ciorra, Direttore della divisione Innovability® di Enel.

Le aziende devono essere capaci di evolversi..di “cadere un più in là” per adattarsi ai cambiamenti.

L’innovazione, finalizzata alla sostenibilità, deve coinvolgere interamente l’azienda, in tutti i propri reparti.

 

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